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Ecco la chiacchierata con Roberta Carraro, classe 1998…la nostra campionessa del mondo che saluta il Volley Pool Piave in occasione del 50esimo anno di attività.

 

Roberta, quando e perché hai iniziato a giocare a pallavolo?

Sono passati ormai 14 anni: in realtà ho cominciato quasi per caso, per stare in compagnia delle mie amiche e compagne di classe che si allenavano già da tempo.

Abitando a Noventa di Piave, la fortuna ha voluto che mi sia sempre potuta allenare in una realtà come il Volley Pool Piave, che è stato la mia seconda casa per ben 9 anni.

 

Volley Pool Piave, 50 anni di attività, tanti scudetti, una Coppa Italia A2, il certificato oro, il primo posto nel ranking nazionale giovanile…tu sei stata protagonista di questi successi… 

Sicuramente gli anni di San Donà sono quelli che ricordo sempre con più piacere. Oltre al lungo percorso che ho fatto, ovviamente, è stato il periodo in cui ho ottenuto più soddisfazioni in ambito pallavolistico.

Non sono sicuramente mancati sacrifici, pianti e  arrabbiature, ma la soddisfazione di partire a fine anno per le finali nazionali credo che fosse l’obiettivo di tutte.

Oltre ai risultati “societari”, giocare in realtà come San Donà, mi ha aperto le porte per partecipare anche a progetti di selezione regionale e poi nazionale.

 

Qual è stata la partita o l’azione che avresti voluto rigiocare ? ..o una vittoria che non si può dimenticare ?

Credo che le partite che rigiocherei volentieri siano due.

La semifinale nazionale under 16 a Chioggia contro Chions e la mia prima finale provinciale under 18 contro Jesolo.

Sono state entrambe partite decisive che purtroppo non siamo riuscite a portare a casa e, per l’importanza che avevano, tornerei volentieri indietro nel tempo per poterle disputare al meglio e vedere come sarebbero potute andare le cose.

Le vittorie da ricordare sono troppe per elencarle tutte: una in particolare mi torna in mente, sebbene non sia la più importante.

E’ la vittoria contro Bassano alle finali nazionali di Trieste per il 5/6 posto. Non è stato di certo uno dei migliori risultati ma è stato un riscatto nei confronti di Bassano, l’ultima partita delle mie giovanili e l’ultima partita giocata con la maglia della Volley Pool Piave e con Beppe Giannetti.

 

Tanti sacrifici, ma anche belle soddisfazioni. Che consigli daresti alle giovani atlete impegnate sul doppio fronte della scuola e della pallavolo agonistica ?

La mia opinione è sempre stata quella di cercare di portare avanti contemporaneamente e allo stesso livello entrambi i fronti.

Ovviamente è complicato: la scuola, soprattutto gli ultimi anni, richiede un sacco di tempo e energie, cosi come l’allenamento in cui devi tenere alta la concentrazione tutti i giorni per tre ore.

È “normale” che sia dura e che ti passi per la testa di mollare tutto, ma studiare, ti permette di avere un’alternativa valida, per esempio a fine carriera. Quindi sono del parere che tutti i sacrifici e il sudore versato saranno poi utili per il futuro.

 

Com’era il tuo rapporto con le compagne di squadra?..e ci racconti un aneddoto da spogliatoio?

Nonostante la squadra si sia rinnovata molto di anno in anno, le nuove compagne che arrivavano si integravano subito al “vecchio”gruppo e quindi, da questo punto di vista, sono sempre stata soddisfatta. In più si sa che per ottenere buoni risultati non è necessaria solo la tecnica o le qualità fisiche: è indispensabile che ci sia un buon amalgama tra i giocatori.

La palestra quindi è stata l’ambiente in cui ho stretto amicizie, molto solide che durano ancora oggi.

Non è che ricordo precisamente un aneddoto di spogliatoio (quelli che ricordo ora sarebbero troppo imbarazzanti) ma ho in testa un momento che credo si ricordino ancora tutte: “IL METABOLICO” di agosto, in preparazione. Ancora oggi quando parte la canzone che c’era in sottofondo mi torna in mente la fatica di quel momento.

 

Dove ti vedi tra qualche anno? …e cosa conserverai degli insegnamenti appresi qui al Volley pool Piave  ?

Non posso sapere esattamente se sarà così, ma ciò che mi auguro è di riuscire e continuare a giocare ad alto livello, laurearmi e proseguire il mio percorso di studi parallelamente al volley. Riuscirci è il mio obiettivo.

Al di là degli insegnamenti tecnici e tattici che ho appreso giocando a San Donà, io credo fortemente che lo sport sia una scuola di vita vera e propria: umiltà, competizione, determinazione e tenacia sono tutte cose che ho imparato stando accanto a persone che me li hanno trasmessi, valori che mi porterò dietro sia nel gioco che nella vita.

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