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Stefano Gregoris, il nuovo tecnico di Under 16 e di una Serie D che si sta imponendo al punto da avere perso, ad oggi, un solo set in tutte le gare giocate, racconta la sua esperienza al Volley Pool Piave a poco più di sei mesi dall’arrivo in questa società.

  1. A poco più di tre mesi dal tuo arrivo al Vpp qual è il bilancio della tua esperienza; quali problemi hai dovuto affrontare; quali le cose che ti hanno maggiormente sorpreso?

1- Arrivando da una realtà  cittadina e pallavolistica come Bergamo penso di aver vissuto le normali difficoltà  di chi, dopo quattro anni, cambia città  e luogo di lavoro. Trasloco, nuove palestre, colleghi ed amici da scoprire, tante persone da conoscere e capire, meccanismi organizzativi differenti:non posso dire che sia stato semplice ricominciare, però, da questo punto di vista non posso far altro che ringraziare tutti quelli che si sono prodigati per facilitare il mio ambientamento rendendosi disponibili a darmi qualsiasi tipo di aiuto e/o consiglio di cui avessi bisogno e che veramente in poco tempo sono riusciti a farmi sentire a casa. Da subito, ciò che mi ha sorpreso maggiormente, è stata l’organizzazione complessiva della società, mirata in modo capillare al lavoro per l’alto livello nel settore giovanile. Si percepiva da fuori, ma viverla dall’interno è ancora più impressionante. Altre cose che mi hanno molto colpito sono la generosità, la professionalità e l’attenzione per i particolari delle persone che vi lavorano. Un tecnico ed una atleta qui non possono che sentirsi fortunati a far parte di un progetto che mette al centro le giovani e la pallavolo.

2. Il gruppo, tra D e U16, come ti ha accolto?

2- Credo che con il gruppo, ma potrei dire le stesse cose anche in riferimento a tutti gli staff del VPP, ci sia stato fin da subito un buon feeling derivante da alcune caratteristiche che ci accomunano: amiamo la pallavolo, amiamo il lavoro in palestra ed abbiamo voglia di arrivare in alto. La squadra, già  nei primi giorni, ha messo in palestra la giusta attenzione ed una bella dose di entusiasmo per lavorare nel migliore dei modi dal punto di vista fisico, tecnico e mentale. La strada che stiamo percorrendo non sarà  priva di difficoltà, ma, almeno per il momento, vedo delle ragazze determinate e con gli sguardi decisi rivolti verso i loro obiettivi.  Mi sento veramente molto motivato nel lavoro che affrontiamo insieme in palestra. Va detto che avere la fortuna di allenare atlete passate negli anni da coach come Cristina e Paolo facilita il compito, nonostante l’età difficile, di chi viene dopo. Questo non solo per l’incredibile lavoro tecnico che svolgono, ma soprattutto per il livello di educazione ai valori dello sport che riescono a imprimere nelle ragazze.

3. Sei in testa al campionato di D, praticamente un rullo compressore, con un unico set perso: sorpreso di questo risultato, o rientra nelle aspettative?

3- Venendo dall’esperienza in Lombardia, devo essere sincero nell’ammettere che sono ancora in fase di conoscenza del livello delle categorie regionali venete. Fatta questa premessa, pur sapendo che la Serie D è e resta il nostro campionato di sviluppo, abbiamo scelto, insieme allo staff ed alle ragazze, di partire con l’idea di provare a viverlo da protagonisti, modulando gli obiettivi a seconda del livello degli avversari e dei risultati che avremmo ottenuto. Al momento essere in testa conta soprattutto per la serenità  e per l’entusiasmo che ci consente di vivere in palestra. Dirò parole scontate, ma dobbiamo continuare, come stiamo facendo, a lavorare su di noi senza l’assillo dei risultati ed alla fine vedremo ciò che riusciremo ad ottenere. Più che essere sorpreso dalla posizione in classifica, sono sorpreso positivamente da come la squadra sta interpretando le partite e soprattutto la lucidità  e cattiveria con cui sta affrontando tutte quelle situazioni difficili che di solito vedono prevalere formazioni più esperte rispetto a quelle più giovani.

4. Cosa c’è ancora da migliorare in questa squadra e dove può arrivare?

4- L’idea che stiamo portando avanti insieme a Matteo Trolese, ai nostri Staff ed allo staff dell’A1 Imoco, è quella di far giocare le squadre giovanili con dei sistemi di gioco sempre più vicini a quelli della Serie A1. Questo gioco rapido e vario richiede una organizzazione degli spazi e dei tempi assai precisa e deve essere supportato da una tecnica di base solida. Proprio per questo dobbiamo veramente crescere ancora molto in tutti i fondamentali, rendendo, nel frattempo, sempre più completi e precisi i sistemi di gioco che stiamo sviluppando. Questo gruppo ha davvero tutte le caratteristiche per andare lontano, ma può sperare di ottenere dei risultati solo mantenendo grande coesione ed il giusto equilibrio tra umiltà  ed entusiasmo.

5. Quanto questa esperienza di D può influenzare in positivo il percorso dell’U16?

5- La Serie D, per atlete così giovani, è un buon banco di prova in quanto si tratta di una categoria che ti consente di giocare partite equilibrate contro squadre esperte in grado di mettere continuamente in luce i tuoi difetti ed in crisi i tuoi sistemi di gioco. Le normali difficoltà  che ne derivano costringono le ragazze a cercare e/o a creare la situazione giusta permettendo loro di crescere tramite una scelta che determinerà un’esperienza positiva o negativa, ma comunque allenante.

6. Che voto ti daresti?

6- Ora come ora sinceramente, non me la sento di darmi un voto. Siamo ancora all’inizio di questa avventura e gli esami importanti, soprattutto in società come il Volley Pool Piave, sono quelli che arrivano nella seconda parte dell’annata. Diciamo che per adesso possiamo tracciare un primo bilancio positivo, ma visto che mi parli di voti la metafora che ho in testa è abbastanza chiara. Stiamo studiando e dovremo studiare tanto per arrivare ben preparati al momento delle verifiche che contano. Per la pagella aspettiamo, da bravi studenti, la fine dell’anno.

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